Può sembrare una domanda assurda, eppure la nostra mente, in taluni casi (per fortuna assai rari), può far sì che invece di una persona si veda un cappello e si cerchi con convinzione di metterselo in testa. Non si tratta di psicosi o malattia mentale, ma di una disabilità chiamata prosopagnosia ben descritta dallo psichiatra Oliver Sacks (diventato famoso al grande pubblico con il film di Robin Williams Awakenings, Risvegli).
Riconoscere i volti può sembrarci, a prima vista, un’attività banale e naturale, ma di fatto non è così. Il nostro cervello ha dedicato un’intera area a questa funzione delicata ed importante. Quando questa area viene lesionata (per esempio a seguito di un ictus o di un trauma) diventa impossibile riconoscere un viso come quello di una persona familiare o persino di se stessi.
È bene sottolineare che non si tratta di una malattia della memoria, a differenza della demenza di Alzheimer i cui pazienti - in stati avanzati della malattia - possono scambiare i familiari più cari per perfetti estranei. Le persone che soffrono di prosopagnosia non perdono tanto la capacità di riconoscere l’identità di una persona, ma la connessione tra un volto e un’identità. Riescono pertanto ad integrare le singole parti del volto in un sistema coerente e anche ad identificarne lo stato emotivo espresso. Ma per riconoscere la persona, devono basarsi su altri indizi, per esempio la voce o il profumo.
Mai scambiato qualcuno per un cappello?
Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)