Scusa... come hai detto che ti chiami?

Se volete far colpo su qualcuno, scordarsi il suo nome non è il modo migliore per iniziare una conoscenza... Eppure a tutti è capitato di dimenticarsi o di vedere dimenticato il proprio nome e di dover chiedere, dopo pochi secondi: "Scusa, come hai detto che ti chiami?" Consolatevi, la psicologia ci insegna che il blocco relativo ai nomi di persona figura sempre al primo posto tra i disturbi di memoria di cui si lamentano le persone, indipendentemente dall’età.
Gli psicologi hanno condotto un curioso esperimento che la dice lunga, sulle difficoltà con i nomi. In gergo questo esperimento viene chiamato il paradosso Baker/baker (Baker è un cognome piuttosto diffuso nel mondo anglosassone e letteralmente significa panettiere), in italiano potremmo denominarlo il paradosso Fattore/fattore oppure Vasaio/vasaio. A due gruppi di persone vengono presentate le immagini di volti maschili sconosciuti: ad un gruppo insieme al volto viene fornito il presunto cognome del soggetto, al secondo gruppo viene fornito il suo presunto mestiere. Ebbene, vi sembrerà strano, ma la gente ricorda più spesso e meglio la professione che il nome (e non per la difficoltà implicita nel nome): tra il signor Vasaio e il signor innominato che fa il vasaio, si ricorda più facilmente questo secondo. Il paradosso è dovuto ad un semplice meccanismo mentale: noi richiamiamo le informazioni in maniera diversa a seconda della funzione. Come diceva il filosofo inglese John Stuart Mill, i nomi propri sono denotativi e non connotativi (cioè non dicono nulla in più della persona, potremmo dire che sono casuali), mentre i nomi delle professioni sono connotativi (implicano cioè qualche elemento riferito all’individuo, ci dicono qualcosa di lui). A parità di fatica, il nostro cervello trova posto per il dato più informativo, mentre per l'elemento casuale è meno collaborativo.
Se non bastasse questa difficoltà di memorizzazione, dobbiamo poi mettere in conto un ulteriore meccanismo, quello dell’interferenza. La nostra memoria a breve termine (quella in cui stiviamo le informazioni appena le sentiamo) ha uno spazio piuttosto ridotto ed una durata di pochi secondi. Se le informazioni (verbali, visive o uditive) che ci pervengono sono a getto continuo, esse vengono progressivamente e velocemente sostituite dalle nuove. Quando siamo ad una festa o a una riunione di lavoro di norma abbiamo decine di stimoli che ci attirano (persone da salutare o da conoscere ab novo, conversazioni intercorse, cose da vedere, etc). Dimenticarsi i nomi appena sentiti, in questo contesto, non è un problema di labilità, bensì uno di “trascuratezza". Questo comporta che noi non processiamo e non codifichiamo l’informazione, cioè non la immagazziniamo nel nostro cervello, essendo distratti da altri compiti cognitivi. Non avendola memorizzata, ovviamente poi non la ritroviamo.
Ci sono però alcuni trucchi semplici ed efficaci per sfuggire a questo meccanismo. Quando ci presentano delle persone, ripetiamo il nome che ci viene detto. Per esempio, se ad una festa vi presentano Silvia Leprone, invece di limitarvi ad un semplice “Piacere sono Luca”, voi salutate dicendo “Piacere di conoscerti Silvia, sono Luca”. La ripetizione aiuta la memorizzazione.
Sarà ancora più difficile scordare un nome, qualora impariate ad associare il nome di Silvia ad altre persone omonime già conosciute, oppure a personaggi di libri o film o poesie note. Questo vale sia per il nome, che per il cognome. Può essere molto utile, non limitarsi ad una semplice associazione statica, ma costruire brevi storie, meglio se divertenti e capaci di colpire la fantasia e stimolare la memoria. Nel caso di Silvia Leprone, provate ad immaginarvi una grandissima lepre incinta con l’abito di superman che legge con trasporto la poesia Silvia di Leopardi. Vedrete che vi sarà difficile scordarvi il nome e la persona!
Fonte: Burke D. et al, 1991, On the tip of the tongue. What causes word failure in young and older adults? In “Journal of Memory and Language”, 30, pp 237-246
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/marcopedrana/1258903218/)

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François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)