Away from her. Cosa sarebbe di noi senza i nostri ricordi?

Lontano da lei è un viaggio, delicato ed intenso, che nessuno di noi si augura di dover mai fare: quello nell’inquietante e misterioso vuoto della demenza di Alzheimer. Un viaggio senza biglietto di ritorno, che può iniziare con una pentola appena lavata riposta con naturalezza nel congelatore o con la disarmante fuga di parole di uso comune usate un minuto prima (vino, acqua, pane) che, improvvisamente e testardamente, non si sa come, se ne rimangono aggrappate lontano. Un viaggio difficile, come mostra mirabilmente il film diretto dalla canadese Sarah Polley in programmazione da questa settimana nelle sale italiane, non solo per chi lo intraprende, ma anche per chi rimane sulla panchina a salutare con il fazzoletto in mano: entrambi protagonisti o vittime di un destino che, in un doppio legame, li legherà e separerà per sempre.

Lontano da Lei è un film giocato a più livelli sulle memorie. La memoria di Fiona (la protagonista), che si separa sempre più dal quotidiano per rinchiudersi in eventi del passato che sembrano essere per lei più veri e vivi del presente. Ma anche la memoria di noi spettatori che guardando Fiona, magistralmente interpretata da una settantenne Julie Christie (candidata all’oscar come miglior attrice protagonista per questo ruolo), non possiamo non ritrovare intrecciati in lei lo sguardo e la storia dell’infelice Lara del dottor Zivago. E ancora la memoria di noi che, silenziosi ospiti della villa in cui vivono Fiona e il marito Grant (l’attore canadese Gordon Pinsent, una rivelazione), siamo legati alle canzoncine della casetta in Canada in cui le storie finiscono sempre bene, con due cuori che vissero per sempre felici e contenti. Ma questa storia ha un finale diverso. A Fiona viene diagnostica la demenza di Alzheimer, malattia degenerativa del sistema nervoso che inizia di norma intorno ai 60 anni con un decorso lento ed inesorabile, e che oggi colpisce il 5% delle persone tra i 65 e i 74 anni di età e quasi la metà degli anziani sopra gli 85 anni (nel mondo interessa oggi 26 milioni di persone, diventeranno oltre 100 milioni entro il 2050). Una patologia per cui non esistono cure o farmaci e che vede la mente destinata ad un oblio via via più completo ed assoluto: dalla pentola nel congelatore all’incapacità di riconoscere il marito, ora un inopportuno seccatore senza storia.

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)