Memoria e invecchiamento. Quale rapporto?

Vi sono varie modifiche cerebrali che caratterizzano il percorso di invecchiamento.

In gran parte esse interessano l'ippocampo e la corteccia frontale, che mostrano i maggiori segni di involuzione. L'ippocampo, come abbiamo visto, serve per codificare le nuove memorie in memorie definitive e in effetti gli anziani hanno maggiore difficoltà rispetto ai giovani nel codificare nuove memorie, cioè nel trasformare la memoria a breve in memoria a lungo termine. Questa difficoltà dipende non soltanto da un invecchiamento dell'ippocampo e delle strutture temporali mediali, ma anche in una minor efficienza dei processi di sintesi delle proteine che servono per fabbricare nuove sinapsi nervose, essenziali per costruire o rendere stabili i circuiti nervosi cui sono affidate le nuove memorie.

A causa di queste alterazioni fisiologiche, soprattutto in tarda età, l'anziano tende a vivere più nel passato che nel presente poiché le sue memorie più antiche sono stabili e presenti, a differenza di quelle più vicine nel tempo. Questo fenomeno, cioè il ricordare maggiormente le memorie antiche, dipende però anche da motivi psicologici: gli anni della gioventù e della prima maturità sono anche quelli che più hanno contribuito al processo di connotazione della personalità e dell'identità di un individuo, alla costruzione dell'io, ed è anche per questo motivo che vengono più ricordati e rievocati.

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)