I giardini della memoria.

Un tempo si usava piantare un albero ogni volta che un bimbo nasceva. Era un rito bene augurale, presente nelle culture più diverse, forse espressione di un pensiero magico ed animistico. Un albero è robusto, ben radicato nella terra ma svettante nel cielo, resistente alle intemperie capricciose del freddo e del sole, sempre più bello e forte con il passare del tempo. E’ un’abitudine che, nella nostra cultura, si è persa.
Nel mondo anglosassone è invalsa l’abitudine di unire un altro momento rituale di passaggio alla natura: si tratta del giardino della memoria. E’ un modo per ricordare persone che non ci sono più dedicando uno spazio verde alla loro memoria. Può sembrare banale e sciocco, ma è un’azione per chetare il dolore e per celebrare la vita sulla morte.

I consigli degli esperti per la creazione di un giardino della memoria sono semplici: scegliere un posto che abbia un senso e che sia facilmente raggiungibile, piantare piante o fiori che rivestano un significato, nel colore preferito, con profumi che ricordano ed evocano momenti piacevoli, informarsi anche sul significato simbolico delle piante (le rose gialle rappresentano amicizia, quelle rosse passione, quelle bianche purezza), inserire nel giardino anche statuette o elementi commemorativi, trovare il posto per mettere una piccola insegna con il nome del giardino, il suo significato e che riporti magari una foto o una poesia. Se c’è spazio a sufficienza, cercare di inserire una panchina in un posto idoneo: il giardino diventerà un luogo di incontro e uno spazio della memoria.

Foto: courtesy of Flickr (memory garden: http://www.flickr.com/photos/8803218@N06/2359187558/)

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)