I miti della memoria: Bartolomeo Camillo Golgi

Terzo figlio di un medico condotto, Bartolomeo Camillo Golgi nasce nel 1843 e nel 1865 si laurea in Medicina all’Università di Pavia (di cui divenne Rettore dal 1893 al 1896 e dal 1901 al 1909).
Diviene assistente alla Clinica psichiatrica diretta da Cesare Lombroso nel 1872 e poi dirigente primario presso il Pio Luogo degli Incurabili di Abbiategrasso, un ospedale per malati cronici (esiste ancora oggi ed ospita il Museo Golgi, con gli strumenti originali usati dallo scienziato).

E’ nella cucina del suo alloggio presso l’ospedale di Abbiategrasso – attrezzata in laboratorio di fortuna – che Golgi scopre la “reazione nera”, poi conosciuta anche con il nome di “metodo Golgi”. Si tratta del metodo di colorazione che ha rivoluzionato la tecnica di osservazione microscopica del tessuto nervoso, permettendo finalmente di osservare la fine anatomia delle cellule nervose. Questo metodo porterà a scoperte e progressi incredibili nella morfologia e nell’architettura di base del tessuto cerebrale in tutta la sua complessità, contribuendo alla fondazione delle moderne neuroscienze. Varrà a Golgi il premio Nobel nel 1906, da dividere con l’eterno rivale, lo spagnolo Ramon y Cajal (vd scheda biografica dei miti della memoria). Golgi riteneva che il sistema nervoso fosse come una rete diffusa di fibre, senza discontinuità tra cellule. Si sbagliava, lo dimostrerà Cajal che, per questo, vincerà con Golgi il Nobel.
Golgi muore nel 1926.

Da: Sergio Astori, Introduzione alla farmacologia della mente, ISU, Milano, 2007.

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François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)