I miti della memoria: Theodore Ribot

Theodore Armand Ribot (1839-1916), il fondatore della psicologia scientifica francese, ha dedicato alla memoria alcune pagine di mirabile lucidità e straordinaria lungimiranza. Il suo libro “Le malattie della memoria” è del 1881. Ben prima che Golgi e Cajal disvelassero la struttura neuronale del cervello, scrive che le forme di memoria hanno “come supporto le associazioni dinamiche tra gli elementi nervosi e le modifiche particolari di tali elementi”.

La memoria è “un processo continuo di organizzazione”: si crea una semplificazione, un ordine dei materiali che rende possibile “una più alta forma di pensiero”. “Vivere significa acquisire e perdere”: per questo, una delle condizioni necessarie per la memoria è l’oblio: “se per raggiungere un ricordo lontano fosse necessario ricostruire la serie intera dei termini che ci separano da questo, la memoria sarebbe impossibile, a causa della lunghezza dell’operazione”.
L’uomo ricrea il proprio passato: “La copia costituisce un sistema particolare di proiezione: ogni uomo o si orienta agilmente all’interno di questo sistema proprio in virtù del fatto che lo ha creato”.

Formula la legge di regressione o reversione della memoria che è diventata famosa con il suo nome: “La distruzione progressiva della memoria segue un processo logico, una legge” che va all’instabile allo stabile, da ciò che è recente a quello che acquisito da molto tempo. Segue il progresso inverso rispetto a quello dell’acquisizione dei ricordi. Nelle parole dello stesso Ribot: “Il nuovo si perisce prima del vecchio, ciò che è complicato prima del semplice”.

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)