Simonide. Quando la memoria si unisce ad un’intelligenza piuttosto adattativa ;-)

Originario di Iùlide, nell’isola di Ceo, Simonide nacque intorno al 557 a.C. e morì in Sicilia (a Siracusa o ad Agrigento) nel 469 a.C., alla veneranda età di 90 anni.Autore prolifico e piuttosto quotato al suo tempo (operò ad Atene presso la corte del tiranno Ipparco e divenne amico di Temistocle), vinse 56 competizioni poetiche e fu preferito ad Eschilo per il canto commemorativo per i caduti nella battaglia di Maratona (490 a.C.) che aveva garantito l’indipendenza ad Atene e alla Grecia intera.

In realtà, la sua fama e il motivo per cui viene citato in questo blog non è legato alla sua produzione poetica e letteraria, bensì a due aneddoti che circolano sulla sua persona. Il primo è ricordato da Cicerone, che gli attribuisce il merito di essere stato "il primo, a quanto dicono, ad inventare l'arte della memoria" (De Oratore II, 351)
La leggenda narra che a Simonide fosse stata promessa una cospicua somma di denaro qualora fosse riuscito a deliziare il sovrano Scopa ed i suoi commensali con un componimento da recitare durante un banchetto. Simonide declamò bellissimi versi, in parte dedicati agli dei, cosa che irritò profondamente Scopa. All’atto del pagamento, questi gli versò solo metà della somma invitandolo a riscuotere l’altra metà dagli dei ai quali aveva poco saggiamente dedicato la sua poesia. Simonide non ebbe modo di risentirsi perché venne richiesto con insistita urgenza da due signori all'ingresso della casa di Scopa. Ebbe appena il tempo di lasciare la sala da pranzo, che il tetto dell’abitazione franò uccidendo tutti i commensali. Fuori Simonide non trovò nessuno (la leggenda vuole che i due signori fossero gli dei debitori del tributo), ma, ricordandosi il posto dov’era seduto ogni invitato, aiutò l’opera di identificazione delle decine di corpi altrimenti irriconoscibili.

Altro motivo per cui Simonide ha resistito all’oblio dei secoli riguarda la “modernità” con cui visse la sua arte: con ostentato disincanto, assunse il ruolo di abile professionista al servizio di committenti occasionali, sia pubblici che privati, purché generosi. La sua fama di avidità e spregiudicatezza ci viene narrata persino da Aristotele. Sembra che, quando il tiranno Anàssila di Reggio commissionò a Simonide un epinicio per la sua vittoria in una gara con le mule, il poeta rifiutò, dicendosi incapace di cantare animali così volgari. Anassila, per reazione, alzò considerevolmente l’offerta, e Simonide trovò subito il modo di nobilitare le umili cavalcature: Salute, o figlie dei cavalli dai piedi rapidi come il turbine.

Foto mulo courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/19362834@N05/2253116512/)

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)