Proprio sicuri di avere una memoria fotografica?

Per avere un'idea di quanto i ricordi risentano di un processo di rielaborazione molto individuale si possono considerare i risultati di una ricerca effettuata per conto del Museum of Modern Art di New York. In questa ricerca venne chiesto a una parte del personale del museo di descrivere a mente alcuni quadri che erano stati a lungo esposti sulle pareti e che erano stati rimossi a causa di prestiti o restauri. I risultati dell'inchiesta indicarono che ogni persona, che pur aveva "visto" quel quadro quotidianamente per settimane o mesi, ne ricordava un aspetto particolare e generalmente contrastante col ricordo dei colleghi: chi ricordava un colore, chi una forma specifica, chi l'atmosfera, i personaggi, lo sfondo e così via. La ricostruzione verosimile del quadro non emergeva che dalle descrizioni di un esiguo numero di addetti al museo.

La mente, insomma, appare ben diversa da un computer o da una macchina fotografica, può incamerare dettagli ma selezionarne solo alcuni nel suo lavoro di ricostruzione. Spesso non si tratta nemmeno di dettagli verosimili, dei pezzi di un puzzle che, messi insieme, consentono di ricostruire la vera immagine o il vero ricordo, ma di indizi che possono essere utili per il "lavoro" della memoria.

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)