I miti della memoria: Hermann Ebbinghaus.

Hermann Ebbinghaus (1850-1909) nacque in Germania (Wuppertal, a Barmen) in una famiglia di imprenditori. Studiò prima storia e poi filosofia, laureandosi con una tesi sull’inconscio ed ottenendo l’abilitazione all’insegnamento nel 1885 con il breve scritto Über das Gedächtnis. Untersuchungen zur experimentellen Psychologie (Sulla memoria. Ricerche di psicologia sperimentale). Divenne docente presso l’ateneo di Berlino e lì allestì un laboratorio di psicologia sperimentale, a difesa della quale si attivò spesso durante la sua vita. Morì ad Halle nel 1909.

La leggenda vuole che Ebbinghaus si interessò alla psicologia grazie al libro Elementi di Psicofisica di Fechner, casualmente comperato da un rigattiere di libri usati e che poi diventò il suo criterio di lavoro. Iniziò la sua ricerca applicando i metodi psicofisiologici di Fechner alla memoria. Fece le prime ricerche su se stesso, imparando lunghi elenchi di parole (sostituite poi con stringhe di lettere senza senso) e verificando come la ripetizione aiutasse la memorizzazione: per mesi imparava elenchi sempre più lunghi lasciando trascorrere intervalli sempre maggiori tra la fase di apprendimento e quella di test, per verificare il tempo necessario per imparare e dimenticare. Utilizzando se stesso nella triplice veste di soggetto sperimentale, ricercatore e direttore/supervisore della ricerca, formulò le leggi che ancora oggi vengono considerate le basi della memoria. Trovò che dopo intervalli di tempo più ampi erano necessarie ripetizioni più frequenti, riuscendo a determinare la forma non lineare assunta dalla curva dell’oblio.

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)