Nonna, sai tenere un segreto?

In questo blog mi sono occupata più volte della memoria degli anziani. Tanti studi sono stati fatti, da anni, sulla cosiddetta smemoratezza senile benigna, un costrutto che vuol dar atto della progressiva debolezza della memoria lamentata dagli anziani. Durante l'invecchiamento, i problemi più comuni a cui va incontro la nostra memoria sono quelli di labilità, di blocco dei nomi e di distrazione.

Oggi vi parlo di un ulteriore problema che è stato riscontrato nella memoria degli anziani.
I ricercatori hanno scoperto che gli anziani hanno tendenzialmente più difficoltà a ricordare un segreto rispetto ad un giovane. Daniel Schacter ha condotto alcuni studi al proposito con due colleghe (Kathryn Angell e Susan McGlynn): ai volontari che avevano accettato di far parte dell'esperimento (giovani e anziani) venivano trasmesse delle informazioni, alcune delle quali chiaramente siglate come riservate e da mantenere confidenziali. A distanza di tempo, i ricercatori hanno verificato quali fossero state memorizzate come private e quali venissero raccontate. Ebbene, rispetto ai giovani gli anziani hanno rivelato più informazioni confidenziali.

Come si spiega questo fenomeno? La discrezionalità e la riservatezza sono una caratteristica potremmo dire di secondo livello dell’informazione: sono delle virgolette o una parentesi da mettere intorno alla notizia. Facciamo un esempio: supponiamo che la notizia da tenere segreta sia che "Laura è stata bocciata ad un esame". Quando memorizziamo l'informazione, la notizia vera e propria è quella che riguarda la bocciatura. Elementi di contorno riguardano chi ce l'ha detto, quando, dove eravamo, cosa ci è stato richiesto (nella fattispecie: di tenere l'informazione per noi). Quest'ultima parte di notizia, ci dice l'esperimento, è quella più a rischio per la memoria dell'anziano, la parte che può essere dimenticata durante il processo di memorizzazione.

Quale suggerimento ci dà Schacter? Non certo quello di evitare di confidare segreti agli anziani! Piuttosto, è un invito alla prudenza: conoscendo questa debolezza della memoria, è bene essere attenti quando depositiamo il ricordo, perché quanto più ci impegneremo a cucire insieme l'informazione e la sua natura di "segreto", tanto più riusciremo a tener fede all'impegno preso.

Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/komotini49/357186738/)
Fonte: Daniel L. Schacter, Alla ricerca della memoria, Einaudi, 2001

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Il secolo che sta volgendo al termine è stato dominato dagli acidi nucleici e dalle proteine. Il prossimo si concentrerà sulla memoria e sul desiderio. Sarà in grado di rispondere alle domande che questi temi sollevano?
François, Jacob, Il topo, la mosca e l’uomo (1998)